Cristo e l’Adultera – Alessandro Allori

Il Crocifisso di Michelangelo

Il percorso proposto comincia dalla navata destra, dove ci immergiamo in una passeggiata di conoscenza e spiritualità all’insegna di artisti come Pier Francesco Foschi, Jacopo Sansovino, Giovanni Baratta e molti altri. L’alternanza negli altari di quadri, decorazioni marmoree e bassorilievi di mirabile fattura ci accompagnano durante l’intero percorso. Spostatisi lungo il transetto destro ci troviamo davanti a otto cappelle collocate secondo uno schema architettonico classico, due per ciascun lato minore e quattro sul lato destro. L’opera che risalta a primo impatto e  sicuramente collocata nella cappella Nerli. La Pala Nerli (madonna con bambino e i santi Giovannino, Martino e Caterina d’Allesandria) di Filippo Lippi, che raffigura una veduta del quartiere storico di San Frediano, è sicuramente una delle opere piu famose all’interno della basilica. Continuando nel percorso ci imbattiamo in una delle cappelle piu maestose della basilica, quella dei Frescobaldi, Cini, Dainelli da Bagnano. Al suo interno si collocano la pala di Cristo e l’Adultera di Alessandro Allori, firmata e datata 1577, con il ritratto della famiglia Da Bagnano nella predella. Il paliotto e del XVI secolo e la vetrata, in alto, risale alla fine del Quattrocento. In alto a sinistra, si trova un coretto settecentesco grazie al quale i marchesi Frescobaldi potevano partecipare alla liturgia dal loro palazzo privato attiguo alla chiesa, senza farsi vedere dal popolo. Di fianco al capocroce ci imbattiamo nella Cappella Corbinelli, che mostra tutta la raffinatezza e il virtuosismo di Andrea Sansovino con l’unione di architettura e scultura. Eleganti lesene, decorate da candelabre fra tre nicchie, ricordano gli archi di trionfo romani. Nella nicchia centrale è presente un tabernacolo a forma di edicola che riporta, in bassorilievo, il Cristo risorto sulla portella. Nelle nicchie laterali si trovano invece le statue di San Matteo e San Giacomo, sormontate dai tondi con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata. Il percorso all’interno della basilica si conclude con la navata sinistra che accoglie opere di artisti della levatura di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, Taddeo Landini fino a Pier Francesco Foschi, con il quale si conclude la nostra passeggiata all’interno della basilica. Il complesso monumentale di santo spirito offre, inoltre, uno spazio esclusivo dedicato al percorso Agostiniano (museale), il cui ingresso è situato sotto l’organo, che con le sue melodie sacre pervade lo spazio suggestivo della basilica e inonda l’accesso al vestibolo della sagrestia.

Il percorso museale agostinano di Santo Spirito

Il percorso Agostiniano  inizia accendendo al vestibolo, che conserva un pregevole soffitto a cassettoni realizzato da Andrea Sansovino nel 1491. Entrando nel vestibolo appare uno scorcio della sagrestia. È sufficiente un rapido sguardo al suo interno per essere rapiti dalla semplicità architettonica che riempie la mente e lo spirito di un senso di pace. La pianta ottagonale e le decorazioni in pietra serena e intonaco rispecchiano il talento dell’architetto Giuliano da Sangallo. Lo stile rinascimentale amplia la percezione degli spazi, sebbene il visitatore si trovi in una stanza dalle dimensioni ridotte, la sensazione di costrizione data vicinanza delle pareti è fortemente ridotta. Le paraste\lesene che sorreggono l’ottagono non stancano l’osservatore, ma sorprendono ad ogni stacco, grazie ai capitelli corinzieggianti che mostrano come decorazioni scene sempre mutevoli. Qui ci si pone davanti una delle opere di vanto del complesso monumentale di Santo Spirito. Il Crocifisso Ligneo di un giovane Michelangelo, sebbene la composizione rappresenti un’icona piuttosto gracile e indifesa davanti al dramma del martirio e della morte, la collocazione all’interno della sacrestia gli conferisce uno stato di grandiosità e splendore, come se fosse parte stessa della struttura. La sua centralità lo pone come colonna portante dell’intero spazio: il Cristo soffocato dalle pene del martirio, viene liberato da ogni costrizione e collocato al centro della sagrestia a mezza altezza come se fosse quasi un’apparizione, pronto ad interagire verso chi confida in lui.

Infine, il percorso ci conduce verso il chiostro dei Morti, chiamato cosi  per la grande quantita  di lapidi che ne affollano le pareti. Struttura di forma quadrata, con sette arcate a tutto sesto su ciascun lato, sostenute da massicci pilastri squadrati, che si prolungano al piano superiore in lesene inquadranti le finestre in successione. Ad ogni arcata corrisponde una lunetta decorata nel Settecento da vari artisti. Ma la bellezza del luogo non si limita a ciò che gli occhi vedono: giunti ad un certo punto la cecità pervade l’anima e l’uomo scopre relazioni infinite che dissolvono la sua solitudine. Lo sguardo non basta piu  per comprendere il luogo sacro che si ha di fronte, il corpo e l’anima si devono lasciare andare per prendere coscienza di un ambiente fuori dal tempo. L’anima cerca qui la pace e dei momenti lontani dalle costrizioni della vita normale.