Un intero anno dedicato alla Misericordia. Cosa ha detto questo percorso ecclesiale al professor Massimo Cacciari, filosofo, politico, che più volte si è misurato con le dinamiche religiose ed ecclesiali, ponendole in parallelo alla vita e al pensiero moderni ? «La Misericordia è Dio stesso vinto dall’amore, è una potenza superiore persino alla volontà di giustizia divina. Misericordia è, insieme, perdonare e donare tutto. Da qui la misura sovrumana della misericordia in quanto grazia che viene da Dio, la quale può essere compresa attraverso la fede. Se non fosse così, la lettura cristiana della misericordia si appiattirebbe su un semplice voler bene all’altro, a un occhio benevolo e indulgente verso il prossimo, ma questo è anche il messaggio, ad esempio, di Aristotele. Il quale, peraltro, non si faceva problema ad avere gli schiavi per casa. Anche qui, nella misericordia, ritroviamo la paradossalità del messaggio cristiano. Direi di più, essa è il perdono che trascende ogni dialettica perdonativa».
Massimo Cacciari ha appena concluso a Firenze il ciclo autunnale dei Convegni di Santo Spirito ideati da Padre Gino Ciolini ed ora portati avanti nella Sala Capitolare del Convento dal vescovo agostiniano monsignor Giovanni Scanavino insieme al priore padre Giuseppe Pagano. Proprio sul perdono si è sviluppata la conferenza di Cacciari, applaudissimo e incalzato alla fine da un pubblico quanto mai numeroso e partecipe. Un perdono, atteso e promesso, senza limiti? Netta la risposta del filoso veneziano: «Sì, e tutto questo è qualcosa che va al di là delle nostre logiche: la logica, ad esempio, di un credente musulmano, così come lo è per un non credente. C’è una libertà di perdono che incontra la capacità del perdono: è questo il sale del messaggio di Cristo. È lo specifico delle Beatitudini, del “porgi l’altra guancia”. In tal senso le parole di Gesù sono divine, e il cristiano non deve perdere questo sale, altrimenti cosa resta della minestra? Sennò il cristianesimo si ferma a una dimensione etica e politica della vita e del tempo, perdendo il riferimento alla trascendenza e, appunto, alla ricerca del Regno di Dio». Per Cacciari si presenta un problema: «Poniamo che il misericordioso sia un giudice. Se la misericordia la intendiamo radicalmente, non come un’azione particolare, deve poter interessare ogni agente», ha sottolineato, fino al paradosso: «Posso benissimo sentire la pena dell’altro nel momento in cui gliela infliggo, ma posso assolverlo nel momento in cui gliela infliggo?». Dio supera il paradosso, ma possono farlo anche gli uomini: «Dio chiama a essere perfetti», ha affermato Cacciari. La soluzione è alla portata di tutti: «Vicino alla misericordia è il perdono, cioè un per-dono, un dono amplificato». Secondo Cacciari bisogna «azzardare» questa ipotesi: «La misericordia è un movimento estremo di prossimità, altrimenti è solo filantropia». Il professore ha poi ripreso la parabola del buon samaritano, unico a prendersi cura di un uomo nel bisogno: «Alcune interpretazioni buoniste dicono che i passanti di prima potevano pensare che l’uomo fosse morto – ha spiegato -, ma il cuore del Samaritano è andato in pezzi di fronte a quello spettacolo. Misericordia ha anche questo senso: solo chi abbatte completamente ogni muro di amore di sé, solo chi apre il proprio cuore fino a spezzarlo, solo chi abbatte ogni difesa può approssimarsi. Solo questa dinamica estrema può spiegare il termine di misericordia». Massimo Cacciari tornerà a Firenze per chiudere anche l’edizione 2017 dei Convegni di Santo Spirito. Come ha annunciato il vescovo Scanavino avranno come filo conduttore la Lettera 5.5 ai Romani: «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato».
Antonio Lovascio
da Toscana Oggi del 20 novembre 2016